Salvatore Pilotta - Official Site - Haec obtinui per ea quae feci
» Vico Saponiera

 

Vico Saponiera

 (La storia delle nostre vie)

 

 

 

 

 

 

Vico Saponiera (dal dialetto, Saunea) nel centro antico di Cornigliano dal tratto chiuso che parte da via Bertolotti.

Con l'espansione dei centri abitati, in tempi ormai remoti, dettate dal fabbisogno generale di una popolazione sempre più in crescita, nei borghi si insediarono molte botteghe e artigiani specializzati con piccole imprese ad andamento famigliare.

Poiché a quei tempi le targhe comunali riportanti il nome delle vie era riservato solo alle strade più importanti, quelle secondarie venivano nominate dalla popolazione in base alle attività che si svolgevano in quei luoghi.

 

 

 

 

 

La fantasia a quei tempi non aveva limiti e tanti nomi suggestivi che suscitano curiosità e strappano ancora oggi qualche sorriso, ci riportano piacevolmente indietro nel tempo.

Capita spesso di imbattersi in strade dedicate alle Sorgenti sulfuree, all’Acquasola, alle Fontane marose alternate ad altre con nomi di piante, fiori, animali, pennuti, sapori, specie nel centro storico e oggetti di uso comune come via delle Gavette e molti altri più o meno romantici tra cui vico dell’Amor perfetto.

C’è davvero una vasta scelta, ma Genova ha dimostrato anche una grande considerazione per le professioni e arti che mantenevano alacremente viva la città.

Ne sono testimoni tutte quelle strade dedicate a mestieri ormai scomparsi come artigiani, lavandaie, macellai, operai, pescatori, tessitori, indoratori e tintori.

Non mancano nemmeno i metalli nella toponomastica genovese, ed ecco vico del ferro, del piombo, dell’acciaio e tanti altri senza dimenticare anche via degli Orefici, tutta storia di un passato che vive ancora nel presente per ricordare un florido trascorso spesso tramandato da padre in figlio.

Anche Cornigliano ha la sua storia di artigiani ed una di queste è proprio vico Saponiera. 

Di saponifici presenti nel borgo se ne trovavano sin dai primi anni del 1800, ma verso la metà del secolo, questa produzione prese un aspetto molto significativo.

Su antichi documenti storici di quel periodo, in tutto il borgo risultavano ben 25 fabbriche di sapone, quasi tutte ad andamento famigliare e questa attività venne considerata persino un monopolio ligure.

La lavorazione del sapone si allacciava a quella dell’olio d’oliva perché si avvaleva di tutti i derivati estratti dalle grane oleose a cui veniva aggiunta soda caustica importata dall’Inghilterra perché molto più conveniente, un elemento essenziale per una buona riuscita del prodotto finito.

Anche la produzione di candele aveva la sua importanza, e per rendere più competitivi questi prodotti, le produzioni originali, vennero modificate con l’aggiunta di talco ed altre sostanze profumate adatte a questo scopo.

Fra le tante ditte presenti sul territorio emerse in particolare la ditta di Oneto Agostino & C. confermata anche dal Giornale di Genova del 29 agosto 1935.

L’ingegnere Agostino fu, nel 1882 anche consigliere comunale e la sua carta da lettere intestata, riportava sia il disegno di un veliero, sua grande passione, che la figura di un pezzo di sapone, sua principale e orgogliosa attività lavorativa.

Anche Luigi Oneto, membro della famiglia e proprietario del grande e floridissimo saponificio, anche lui amante della vela, aprì sulla spiaggia della delegazione, un piccolo cantiere per barche destinate soprattutto all’hobby delle regate che in quel periodo stava nascendo anche in Italia, unendo così, in quella amena località tutta affacciata sul mare, oltre al mestiere di industriale, anche la passione della nautica.

Proprio la fabbricazione del sapone divenne un importante prodotto italiano in grado di produrne grandi quantità e di ottima qualità capaci di soddisfare ogni esigenza sia per uso industriale che domestico.

Una produzione che risultò, dopo la meccanica e quella dello zucchero, al terzo posto nella graduatoria per il commercio conquistando non solo il mercato nazionale, ma anche quello europeo.

Tutte queste attività che un tempo erano l’anima dei borghi, ora sono solo un lontano ricordo perché soppiantate dalle grandi industrie sparse in ogni parte del mondo, lasciando ai vicoli a loro intestate, solo un lontano ricordo.

 

 

                                        Rosanna Robiglio

 

Questo articolo è stato pubblicato a febbraio 2017 su

ilCorniglianese - Mensile indipendente di informazione e cultura 

 

<<<