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Auguri da Genova (Italy)
 
 
di
 
 
buon Natale 2013
 
 
e
 
 
felice Anno 2014
 
 
 

 
Quest'anno condivido con tutti voi un breve racconto del mio ex-collega di lavoro Giovanni Murchio, poeta dialettale ligure e compositore di piccoli racconti in lingua italiana. Giovanni ha partecipato a diversi concorsi di poesia in ambito sia locale che nazionale, riportando significativi riconoscimenti, tra cui un terzo premio al concorso “Il Lauro d’oro” e due primi premi, un secondo e un terzo, al concorso letterario promosso dal Centro culturale Antonianum di Milano.
Il racconto mi ha veramente commosso.
 
   
  
   
 
La neve prima di Natale
 
Oggi, 24 dicembre, è la vigilia di Natale. Bella novità! Tutti gli anni a dicembre è Natale, e tutti gli anni, il 24, è la vigilia. Chiusa la parentesi. Dunque, oggi è la vigilia di Natale… e nevica. Così va già meglio, questa è pur sempre una notizia. Non è scontato infatti che nevichi proprio in questo giorno, anzi è più frequente il contrario, visto che siamo in Liguria e non in Lapponia. Suvvia, non perdiamo il filo del discorso, alla mia età non è poi così facile riprenderlo! Dicevamo: è il 24 e nevica. Embè, che c’è di strano? Niente, eppure qualcosa ci deve essere se l’accostamento tra la data di oggi e l’evento meteorologico provoca un turbinio inconsueto alle mie anchilosate circonvoluzioni cerebrali. All’improvviso si accende una lampadina: è il ricordo di un vecchio proverbio, quello che mi ripeteva nonna Cecilia a principio dell’inverno:
“Neie de chì a Denâ, no gh’è dinæ da poèila pagâ".  1
“Nonna, cos’è Denâ?” . 
Chiedevo ogni volta. E lei:
“E’ una vecchia parola per indicare il Natale. Viene dal latino: Deus Natus, Dio è nato”.
Perfetto, ma io non capivo perché bisognasse pagare la neve se quella viene giù da sola. E lei rispondeva con un altro proverbio, questa volta il italiano:
“Sotto la neve pane”.
E io ero ancora più perplesso: il pane sotto la neve? E poi chi lo mangia, così freddo e bagnato? Lei mi sorrideva e mi spiegava che era una metafora (veramente usava un altro termine più comprensibile, che ora non ricordo): in verità sotto la neve non ci vanno le pagnotte, ma i semi del grano che riposano sereni sotto quella bianca copertina. Più la neve è precoce, in particolare quando cade prima di Natale, più il raccolto sarà abbondante. Io, per far credere di aver capito tutto, facevo di si con la testa. Oggi l’evento auspicato è accaduto: infatti nevica e siamo ancora alla vigilia. Dunque allegria! Chissà quanto pane mangeremo il prossimo anno! Ma un nodo mi stringe la gola: tutta quella neve non mi rende felice, anzi mi da un senso di malinconia, addirittura quasi di paura. Paura? Ma di ché? Non sono mica fuori all’aperto sotto la tormenta, col rischio di cadere o di congelare, sono al riparo, sono protetto, anzi dirò di più: da qualche mese sono ospite di una R.P.A. cioè di una Residenza Protetta per Anziani. Più protetto di così! Potenza dei nomi! Un tempo c’erano gli Ospizi, ora ci sono le R.P.A. Gli Ospizi erano per i poveri vecchi, le R.P.A. invece sono per gli anziani, ricchi, si, ma solo di esperienza. Speriamo che non ci chiamino “diversamente giovani”, altrimenti non so come reagirei. Per carità, non mi posso lamentare: ho un tetto, un letto e un posto a tavola. Eppoi il posto, o come si dice adesso, la location, è bella e non è lontano dalla casa da dove mi sono trasferito: è in pieno centro a Cornigliano, in una bella villa con un ampio giardino. Le infermiere sono molto professionali, anche se ci trattano un po’ da bambini e un po’ da deficienti. Abbiamo anche imparato a convivere con i mugugni del personale di servizio. I medici, quando vengono a visitarci, stanno pazientemente a sentire i nostri lamenti, sempre gli stessi:
“Sciö Mëgo, me fa mâ a schenn-a",  2
“Sciö Mëgo, l’é trei giorni che no vaggo de còrpo", 3  
“Sciö Mëgo, n’arriescio a dormî".  4 
Ci danno un pastiglietta, scrivono qualcosa sul registro e si allontanano allargando le braccia quasi a dire “Tranquilli, ancora per poco…” Tanto i malanni veri, quelli fatali, per lo più arrivano in silenzio e si distribuiscono democraticamente: a questo qui un colpettino al cuore, a quest’altro al cervello, ai più fortunati un bel sonno senza risveglio. E’ proprio vero, non mi posso lamentare, me lo hanno detto tante volte che mi sarei ambientato benissimo.
“Hai una certa età… hai bisogno di assistenza… noi lavoriamo… non puoi stare da solo…. stai tranquillo, ti verremo sempre a trovare... e con noi porteremo la Erika”.
La Erika! Quando l’hanno battezzata non ci volevo credere: a mia nipote, una bambina così bella e tenera, dare il nome del brugo per fare le scope? Si sono messi a ridere, dicendomi che non si trattava dell’erica col la “c” ma dell’Erika col la “kappa”.
“Pezo che anâ de neutte!".  5 
pensai tra me e me, ma non dissi nulla. Ma come! Un nome foresto, che per essere scritto non gli basta l’alfabeto normale! E pensare che a me piaceva Cecilia, non solo perché così si chiamava mia nonna, ma perché aveva un non so ché di dolce e nello stesso tempo di austero, di evocatore. Ma mi sono ben guardato dal proporre questo nome; regola numero uno: mai intromettersi nelle decisioni dei genitori.
E così mi sono deciso: vado a vivere in R.P.A. Finalmente posso concedermi una vacanza senza lo stress del controesodo. Servito e riverito come un Pascià. Ma mi resta un cruccio. Un vecchio proverbio recita:
“Pòvia cà, che de vëgi a no ne sa".  6
E penso alla casa dove stavo fino a luglio, che, dopo la mia partenza, di vecchio ha perso anche il minimo sapore. Chissà come saranno tristi! Sono stato proprio un egoista a lasciarli da soli!
Oggi aspettavamo i volontari della Sant’Egidio per i consueti auguri di Natale, ma ci dicono che a causa della neve sono in forte ritardo nel loro giro per gli ospizi e che forse non potranno venire. Pazienza, basta il pensiero. D’altronde, poveri ragazzi, che colpa ne hanno se oggi nevica? Invece di andare a divertirsi come gli altri coetanei, perdono tempo con noi, vecchi, noiosi e un po’ lunatici, ascoltano con un sorriso i nostri discorsi monotoni e cantilenanti, e pure ci portano i regali. All’improvviso la porta si spalanca: entra un ciclone vestito da bambola che mi salta al collo: “Nonno, nonno, nevica, nevica!….Vieni a vedere dalla finestra! Nonno, ti piace la neve?”
“Si, Cec…(che gaffe stavo facendo! A momenti la chiamavo Cecilia!) Si, Erika, mi piace la neve, tanto tanto, e adesso che sei qui mi piace ancora di più.”
Mentre lei osserva i fiocchi col naso appiccicato ai vetri del finestrone, mi passo furtivamente la mano sugli occhi lucidi e penso:
“Il proverbio aveva proprio ragione: la neve prima di Natale è davvero impagabile!”

1  La neve prima di Natale con c’è denaro per poterla pagare
2  Dottore, mi fa male la schiena
3  Dottore, son tre giorni che non vado di corpo
4  Dottore, non riesco a dormire
5  Peggio che andar di notte
6  Povera quella casa che di vecchi non sa
 

 

 
 
 
 
25 Dicembre 2013